Il livello di interoperabilità dell’Europa raggiunge il 75%
05/09/2017
L’interoperabilità tra i paesi dell’Unione europea è cresciuta nel 2016 rispetto agli anni precedenti. La relazione “State of Play of Interoperability in Europe – Report 2016” elaborata dal NIFO (National Interoperability Framework Observatory), afferma che il livello di allineamento al Quadro Europeo di Interoperabilità (EIF) ha raggiunto il 75%. Tra i vari paesi analizzati, 23 raggiungevano il 50% e 12 superavano addirittura l’80%.
Nonostante la media positiva, lo studio dimostra che esistono ancora enormi differenze tra le regioni. L’Estonia è il paese più interoperabile (100%), seguito dai Paesi Bassi (99%) e dalla Spagna (97%). L’altro piatto della bilancia è rappresentato da nazioni come l’Irlanda (18%), il Belgio (32%) e il Portogallo (41%).
Queste percentuali fanno riferimento al livello totale di allineamento alle azioni stabilite dal Quadro Europeo di Interoperabilità (EIF), suddiviso in 5 dimensioni differenti: principi, modello concettuale, livelli di interoperabilità, accordi di interoperabilità e governance di interoperabilità.
Analizzati individualmente, gli aspetti meno sviluppati sono i livelli di interoperabilità (64,33%) e gli accordi di interoperabilità (66,32%). In tutti i casi esiste comunque almeno un paese che raggiunge il 100%. Un altro dato di notevole importanza è la crescita del livello di interoperabilitàdel 9% rispetto al 2015.
La relazione del NIFO studia anche l’implementazione dei quadri nazionali di interoperabilità. In questo ambito la Spagna occupa il primo posto (100%) con lo Schema Nazionale di Interoperabilità. La segue la Danimarca (88%), i Paesi Bassi (87%) e il Lussemburgo (85%). La media rimane comunque al 56%, crescendo di 12 punti rispetto all’anno precedente. Dei 26 paesi analizzati, 16 si stabiliscono al di sopra del 50% e 5 superano l’80%.
Un altro aspetto valutato dallo studio è la monitorizzazione, vale a dire la capacità dei paesi di analizzare le tendenze e di adattarsi ai cambiamenti. In questo senso gli stati che hanno ottenuto il punteggio migliore sono quelli dotati di organismi che si dedicano appositamente all’interoperabilità. È il caso dell’Austria (100%), della Danimarca (88%) e della Spagna (88%).
Perché l’interoperabilità?
La strategia del Digital Single Market, che punta per una Unione europea più tecnologica e interconnessa, afferma che l’interoperabilità è un “prerequisito” fondamentale per affrontare al meglio la frammentata evoluzione paperless che si è generata con il passare degli anni e che ha reso difficile la comunicazione tra le aziende e gli organismi di ogni stato.
Per risolvere questo problema è stato creato il programma ISA2 (Interoperability Solutions for European Public Administrations), che verrà sviluppato tra il 2016 e il 2020. La Commissione europea coordinerà e monitorizzerà l’implementazione del Quadro Europeo di Interoperabilità (EIF) attraverso questo programma. Questo piano d'azione si basa su un quadro concettuale che include 4 livelli di interoperabilità e 47 raccomandazioni per gli stati membri.
Inoltre l’attuazione della Direttiva 2014/55/UE, volta a favorire l’uso dello standard europeo e degli appalti pubblici elettronici prima del 2018, rappresenterà una spinta definitiva per l’interoperabilità.